lunedì 6 maggio 2013

La paleodieta!


La paleodieta è una nuova dieta che in realtà è la dieta più antica del mondo ovverosia è l’alimentazione che l’uomo primitivo delle caverne seguiva nel periodo precedente la scoperta dell’agricoltura avvenuta circa 10.000 anni fa. Per circa due milioni di anni l’uomo era stato  cacciatore–raccoglitore ed il suo sostentamento era basato su quello che poteva trovare: frutta, bacche e miele come fonte di carboidrati, il fabbisogno di grassi e proteine era invece coperto da semi, nocispeci, bruchi, lumache, insetti, uova, pesce, crostacei, soprattutto gli organi interni degli animali e il cervello più facilmente digeribili rispetto alla carne cruda delle fasce muscolari che, essendo molto ricche di connettivo, erano difficilmente digeribili. Solo con l’uso del fuoco, circa 300.000 anni fa, si sfruttarono meglio i muscoli degli animali cacciati potendo arrostire la carne e anche i legumi, resi digeribili dalla cottura. L’uomo forzatamente nomade si sfamava raccogliendo il cibo dove lo trovava nutrendosi anche di carogne, pescando e cacciando seguendo anche gli spostamenti delle sue prede. Questo stile di vita ha plasmato per selezione genetica i nostri precursori per più di un milione di anni, anche se sembra che il consumo dei cereali selvatici tra le popolazioni di cacciatori e raccoglitori possa risalire a circa 100.000 anni fa. Infatti alcuni archeologi dell’Università di Calgary hanno recentemente trovato in una caverna in Mozambico reperti datati all’inizio dell’era glaciale che dimostrano la lavorazione del sorgo selvatico, antenato del principale cereale consumato tutt’oggi a scopo alimentare nell’Africa sub-sahariana. Poi circa 10.000 anni fa con la scoperta dell’agricoltura l’uomo è divenuto più stanziale e ha anche cominciato ad allevare gli animali, non solo per  nutrirsene, ma anche per produrre il latte ed i suoi derivati. Con questo cambiamento la dieta si è arricchita di carboidrati (soprattutto cereali)  a discapito  delle proteine. I cereali però non sono commestibili allo stato crudo e necessitano della cottura e nonostante ciò rimangono più difficilmente digeribili  rispetto agli alimenti che si possono consumare crudi. L’introduzione dei cereali e questo sbilanciamento nel rapporto carboidrati/proteine ha portato conseguenze notevoli sull’uomo. Nel Paleolitico l’altezza media era elevata come quella che si è raggiunta solo attualmente invece l’altezza media di un soldato legionario romano era intorno ai 165 cm. L’aspettativa di vita nel Neolitico era peggiorata in quanto gli uomini si ammalavano più facilmente. Quando i carboidrati sono in eccesso rispetto alle proteine si sviluppano nell’organismo resistenza insulinica ed infiammazione che sono alla base della maggior parte delle malattie croniche e degenerative. Per quanto riguarda il latte bisogna annotare che l’uomo  è l’unico animale che continua a nutrirsi con il latte anche dopo lo svezzamento e se per il neonato il latte materno è l’unico e il miglior nutrimento non lo è senz’altro il latte vaccino diverso nella composizione percentuale dei macro e micronutrienti. Per quanto riguarda la insostituibilità del latte e derivati come fonte di calcio (utile allo sviluppo di ossa e denti) si deve riconoscere che gli uomini del Paleolitico avevano le ossa e denti robusti e senza segni di osteoporosi come è evidenziato dai reperti fossili. Senza dubbio l’alimentazione ricca di frutta e verdure creava un ambiente alcalino con effetti protettivi per le ossa e la salute in genere, viceversa i cereali e latticini sono alimenti acidificanti che favoriscono così la perdita di calcio dalle ossa. Il calcio tra l’altro è presente in quantità considerevoli  anche in tutte le noci, i semi crudi e le verdure. Una delle critiche più comuni a questa dieta è che sia una dieta iperproteica; in realtà non è così in quanto i carboidrati  erano ben presenti, non sotto forma di cereali, bensì come frutta e verdure. Le percentuali non erano fisse ma potevano variare anche in conseguenza della disponibilità del cibo e a secondo del clima e delle stagioni. Viene indicato un range nel quale: i carboidrati vanno dal 20% al 40 %, le proteine dal 20% al 35%  e i grassi dal 30% al 60%. Quindi poteva essere se mai, in certi momenti, una dieta iperlipidica. Però bisogna considerare che i grassi erano per lo più salutari cioè prevalentemente dal pesce e dalla frutta secca e anche i grassi provenienti dal cervello e dalle carni della selvaggina erano particolarmente ricchi di Omega 3. Il cervello per la sua struttura lipidica e le carni perché di animali che si nutrivano prevalentemente di erba fresca cioè pascolavano e non erano stabulati e alimentati con foraggi come negli allevamenti. Senza dubbio un limite di questa dieta è la scarsa praticità e organoletticità. Non è che noi possiamo facilmente abituarci a mangiare cervelli, vermi e bacche però potremmo attuare alcuni  accorgimenti  utili per la nostra salute: cominciando a fare tanti piccoli pasti invece di pochi ed abbondanti,  si riduce così la stimolazione insulinica; limitando il consumo dei cereali 2 volte a settimana. Se siamo degli sportivi e abbiamo bisogno di più carboidrati possiamo introdurre anche degli alimenti non paleolitici come le patate (alcalinizzanti) e se  introduciamo dei cereali la scelta migliore è verso i cereali senza glutine e a basso indice glicemico come il riso basmati, oppure i  cosiddetti pseudo-cereali come quinoa, amaranto, e grano saraceno. Anche consumare i cereali e legumi germogliati può essere utile. Cosi facendo si riducono notevolmente gli antinutrienti presenti; in questo caso diventano vere e proprie verdure ricche in amido predigerito e viene eliminato l’acido fitico, che contrasta l’assorbimento intestinale di vari minerali. Ovviamente andrebbero eliminati anche il caffé, sale e alcolici. Per quanto riguarda il sale il fabbisogno corporeo di sodio dovrebbe essere coperto da quello contenuto nei cibi. E per quanto riguarda l’alcol qualcuno sostiene che forse anche l’uomo del paleolitico occasionalmente poteva  nutrirsi  di frutta fermentata. Quindi anche per noi l’eventuale consumo di alcol deve essere solo occasionale. Anche il latte e suoi derivati vanno eliminati o almeno limitati e ovviamente  sono totalmente  da eliminare gli oli di mais e di semi perchè troppo ricchi di acidi grassi Omega6 che hanno  un effetto infiammatorio e i grassi trans cioè  idrogenati presenti nelle margarine e in vari prodotti confezionati, che sono molto pericolosi per la salute. Purtroppo il 55% della dieta occidentale si basa su alimenti che i nostri antenati non conoscevano, cereali, latticini, cibi preparati e lavorati, insaccati, farina raffinata, dolcificanti e acidi grassi idrogenati. La conseguenza di questa nuova alimentazione “arricchita” è l’invecchiamento precoce con l’aumento delle malattie degenerative, come le patologie cardiovascolari,  i tumori, l’artrite, il diabete e l’obesità e l’ultima arrivata, la “sindrome metabolica”. 

Si potrebbe obiettare che nel corso del tempo ci siano state delle modificazioni  genetiche per cui l’uomo si sarebbe adattato al consumo di latticini e cereali, però la grande diffusione di intolleranze al lattosio e al glutine fa sospettare il contrario. Basti dire che dalla comparsa dell’Homo Sapiens,circa 35.000 anni fa, il nostro patrimonio genetico è mutato meno dell’1%. Ma se vogliamo essere sicuri di ciò nel nostro specifico caso ora è disponibile la Nutrigenomica cioè la possibilità  tramite un esame del  DNA salivare di individuare  il profilo biochimico nutrizionale genetico del singolo individuo. Ma questa è un’altra storia.

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